Un 45esimo anniversario rimandato, il nostro, causa Covid, ma ora pronto ad essere celebrato come si deve “con due anni in più”.
Oggi siamo qui a raccontarvi com’è nata l’azienda, quali sono stati i valori e gli scorci di vita che una storicità come la nostra porta con sé.
Quello che leggerete di seguito è un estratto di un articolo inizialmente pensato per un’uscita sul giornale L’Arena, che poi non si è concretizzata, ma che abbiamo voluto condividere con le persone che hanno il piacere di “perdere” 5 minuti nella lettura per capire cosa c’è dietro ad un semplice logo “Litofilm”.
La storia della ditta, che oggi ha sede in via della Tecnica a Sommacampagna, è parte della storia di vita di Franco e di sua moglie Donatella, conosciutisi nel 1974. “Ho iniziato a lavorare a 13 anni e mezzo, nel 1967 – racconta Zoccatelli – Frequentavo la terza media: mattina a scuola e pomeriggio al lavoro al calzaturificio Giulietta e Romeo di via Sicilia a Verona. Facevamo i ‘polacchi’, ossia gli stivali da donna, e dopo sei mesi riuscii a realizzarne le punte, operazione difficile: tiri troppo si segnano, tiri troppo poco fanno le bolle. Credo non si potesse chiedere di meglio ad un ragazzino di 14 anni. Finite le scuole medie, cominciai a lavorare a tempo pieno. Nel giugno del 1968 cambiai ditta e settore, venendo preso nel reparto di legatoria della AGV Grafiche Venete in Corso Milano. Partii come legatore per poi passare al reparto stampa: facevamo i depliant per la Mondial Forni. I compositori impostavano a mano le righe di testo: ricordo, ad esempio, Paolo Pavan, con il quale siamo ancora in contatto per lavoro. Ad inizio del 1969 il grande salto: venni assunto alla Cromorama di Gino Fasoli, persona buona e generosa, che mi trasmise la vera passione per questo lavoro. Gli apprendisti come me, il sabato mattina, come da contratto sindacale, frequentavano la Scuola Grafica Salesiani San Zeno.
Otto anni volano in un lampo e, nel 1974, Franco viene chiamato a vestire la divisa della naja. Un anno cruciale, il ’74, perché in aprile, nel giorno di Pasquetta, conosce la donna della sua vita, Donatella. “Finito il servizio militare nel 1975 – racconta Franco –, rientrai alla Cromorama, ma le cose nel frattempo erano cambiate: molti colleghi se n’erano andati accettando proposte migliori da altre aziende grafiche. Il settore, in quegli anni, era florido, pronto ad esplodere sull’onda del design, della pubblicità, del boom economico di fine anni ’70. La provincia di Verona era costellata da decine e decine di realtà imprenditoriali, importanti o meno, che si occupavano di grafica, stampa, litografia, tipografia, legatoria. Oggi, quasi l’80% di quelle aziende non ci sono più. Sulla scia delle decisioni avventurose prese da altri miei colleghi, iniziai anch’io a valutare di dare una svolta alla mia vita. Lo ricordo come fosse oggi: una sera, parlando con Donatella sul balcone di casa sua, presi e prendemmo la grande decisione: mettermi in proprio. ‘Tanto – ci dicemmo l’un l’altra guardandoci negli occhi – peggio di cosi!’. Guadagnavo 70-80 mila lire al mese, quando i miei colleghi nelle altre ditte grafiche arrivavano a stipendi da 150 mila lire mensili”.
Il denaro, proprio quello fu il primo problema: con quali soldi partire? “Io non avevo nulla – continua – e la mia famiglia, con papà operaio alla Fedrigoni, mamma casalinga ed altri tre fratelli più giovani, non poteva aiutarmi. Donatella aveva messo da parte qualcosa: 1 milione e 200 mila lire. Ci sembrava una piccola fortuna”.
6 giugno 1976, è questa la data: in quel giorno nasce la Litofilm di Zoccatelli Franco, produzione di pellicole litografiche. “Avevo 21 anni e Donatella 18 – ricorda Franco – ed in uno scantinato di via Catania, al Villaggio dall’Oca Bianca, sistemammo le macchine comprate a rate a colpi di cambiali. Non chiusi subito con la Cromorama: per sei mesi lavorai facendo le mie 8 ore, per poi fiondarmi alla Litofilm fino a mezzanotte ad occuparmi dei lavori per i primi clienti. Quando mi licenziai, la liquidazione fu di esattamente 1 milione e 200 mila lire, che consegnai immediatamente a Donatella per restituirle il prestito. Ricordo benissimo i primi clienti, ai quali devo la visione di allora del mio futuro: Grafiche AZ di Aldegheri e Armano, brave persone; la Tipografia Zendrini, il cui titolare mi anticipò dei soldi per posare il pavimento del laboratorio, scalandoli poi dalle fatture; Grafiche Aurora; Tipografia F.lli Accordini; Tipografia Arianna; Grafical dei F.lli Lonardi; Perlini Macchine Movimento terra di San Bonifacio. Io e Donatella, non ancora sposati, lavoravamo tantissimo: lei part-time alla Rinascente di Bussolengo, io in laboratorio fino a mezzanotte, e poi via a mangiare qualcosa alla Pizzeria Vesuvio, l’unica aperta a quell’ora. Pensate… una prosciutto e funghi costava 2 mila lire”.
Franco Zoccatelli, sulla via dei ricordi, è un fiume di aneddoti. “Nel 1977 arrivò il primo grande lavoro – dice – avviai una collaborazione con la Tipografia Cabianca di via Scalzi a Verona, realizzando le pellicole per la stampa dei cataloghi dei ricambi per auto. Finito il lavoro, mi chiesero di consegnarlo subito con la fattura accompagnatoria, lasciandomi perplesso. Il titolare, Cabianca, prese il libretto degli assegni e me ne firmò uno da 1 milione e 800 mila lire! Avevo parcheggiato in Corso Porta Palio, davanti al Tribunale Militare, e credo di aver corso così veloce da non rendermi conto di aver raggiunto e superato l’auto. Non avevo mai visto così tanti soldi scritti su un assegno”.
Il 6 maggio 1978, Franco e Donatella si sposano e intanto l’attività della Litofilm aumenta e si sviluppa. Nel 1981 arriva Elisa, la prima figlia, e sei anni dopo nasce Ilaria. “Siamo rimasti in Borgo Nuovo per 19 anni – continua nel suo racconto Zoccatelli – e nonostante la fama che si costruì il quartiere in quegli anni, al ‘Villaggio’ non abbiamo mai avuto problemi. I residenti di una certa età di quella zona, forse ricorderanno che davanti al laboratorio avevo posizionato una grande cassetta di metallo, senza chiusura, somigliante ad un contatore del gas, nel quale i clienti, ad ogni ora del giorno e della notte, potevano lasciare le richieste dei lavori, per poi trovarli fatti all’interno: ritiravo gli ordini la mattina e mettevo i lavori finiti nella cassetta la sera, tutti i giorni”.
Nel 1995, Franco decide di trasferire l’azienda nella zona industriale della Bassona. “Periodo difficile – sospira – scelte sbagliate, investimenti azzardati, problemi finanziari e di salute, ma li abbiamo superati, insieme, e siamo ripartiti, iniziando ad investire nel digitale. Poi, nel 2006, la decisione di acquistare una porzione di capannone a Sommacampagna, in via della Tecnica. Nel 2008 il trasferimento definitivo, dove abbiamo sviluppato l’attività”.
Il 1° gennaio 2010, per Franco, arriva il giorno della pensione, “ma da allora continuo a dare una mano – dice – faccio le consegne, mi occupo di manutenzioni, mentre l’azienda è saldamente nelle mani di Ilaria e dei fidati collaboratori. A chi mi dà del matto per il fatto di continuare a lavorare, rispondo che Litofilm è casa mia e a casa mia faccio quello che voglio”. Ma l’occhio di Franco è sempre proiettato all’esterno verso un mondo che cambia velocemente. “La risposta per continuare a lavorare – dice Franco – è riorganizzarsi e ottimizzare i processi produttivi. Per fare questo, Litofilm può contare sui membri dello staff che la gestiscono oggi e che desidero ringraziare dal primo all’ultimo: mia figlia Ilaria, che si occupa dell’amministrazione; Nicola, che mi ha sostituito in modo impeccabile nella finitura e che realizza le installazioni più disparate; Erika, la prima dipendente di Litofilm, che insieme a me ha vissuto tutti gli alti e bassi di questi lunghi anni; Claudio, che ogni giorno ci mette una passione ed una professionalità incredibili ed Alessandro, nuovo arrivato, che siamo certi porterà una ventata di innovazione che lo caratterizza. Ai ringraziamenti fatti aggiungo tutti i grafici e i collaboratori che negli anni sono passati dalla Litofilm, assieme alla moltitudine di clienti passati e attuali. Ma il grazie più grande va senz’altro a Donatella, mia moglie, che mi è sempre stata vicina, mi ha supportato e sopportato in tutti questi anni e mi ha preparato tanti piatti di spaghetti a tutte le ore del giorno e della notte, dopo aver chiuso il portone dell’azienda”. Franco Zoccatelli